Qualche
giorno fa ho visto un annuncio che chiedeva “dove eri quando hanno sequestrato
Aldo Moro?”. Ho pensato fosse una pubblicità relativa a qualche inserto o libro
sui 40 anni del sequestro e delle uccisioni, e me ne sono subito scordato. Ma,
come la madeleine inzuppata nel thè, improvvisamente mi sono reso
conto che quel giorno, quei giorni, sono stati importanti per il sottoscritto.
Era un giovedì, se non sbaglio, ed all’uscita di scuola
(ITIS L.Casale di Torino) non parlavamo che di quello: da un paio di anni
facevo politica attiva, sia col Partito Radicale che con il Fuori! Ed ero anche
delegato studentesco eletto nel Consiglio di Istituto (con una simpatica storia
sulla mia omosessualità – già nota all’epoca – che racconterò un’altra volta) quindi attento alle questioni
politiche, come lo poteva essere un
giovane radicale di quegli anni. Noi, per esempio, eravamo acerrimi
denunciatori del sistema (uso un linguaggio contemporaneo, allora si diceva
“regime”): certo sarebbe sbagliatissimo guardare a quello che accadde con gli
occhi dell’oggi, ma da subito, pur essendo denunciatori di quel regime e dei
suoi sacerdoti (Moro ne era uno dei principali, prima del compromesso storico,
con i suoi governi di centro sinistra “dell’attenzione”) chiedemmo a gran voce
di trattare con i brigatisti, con Marco Pannella ed il PR in prima fila.
Denunciando la sporca sponda che quasi tutti i media nazionali fornivano al
partito della cosiddetta fermezza, anche sminuendo e denigrando il Moro
sequestrato e scrivente. Ma questo
accadde nelle ore successive, mentre in quel giorno ero con Nadia Beltramo,
carissima amica di quel tempo, che proprio allora cominciò a parlarmi di una
lunga e straziante storia d’amore che stava vivendo. Una storia d’amore fatta
di passione, politica, sesso, qualche droga, come usava allora (ed ancora
oggi). Una storia d’amore che lei viveva con trasporto e assoluta
disponibilità, e che mi raccontava minuto per minuto. A cominciare da quel
giorno, tanto che i ricordi, indelebilmente, associano quel tragico fatto della
politica nazionale ai tormenti di Nadia.
Il
groviglio non finisce qui: ho già detto che ero un giovane attivista, sia
radicale che del Fuori!. Ed il Furori! tenne il 2 Congresso del Fuori! Donna
dal 22 al 25 aprile nella sede torinese, e dal 19 al 25 giugno si celebrò il 6
Congresso nazionale dell’organizzazione al Cinema Artisti. In mezzo c’è
l’uccisione di Moro (avvenuta il 9 maggio) in una situazione di controllo e
sostanziale coprifuoco di alcune zone delle città. Noi di Torino avevano la
sede in via Garibaldi 13, molto vicino all’allora sede della Procura e del
Tribunale, che in quei giorni furono piantonate come in tempo di guerra,
blindando tutte le zone limitrofe.
Congressi
(quello del Fuori! Donna e quello del Fuori!) che visti con gli occhi di oggi
sono davvero storici: il titolo, innanzitutto, di quello del Fuori! era
“Liberazione omosessuale e diritti civili”: per la prima volta associavamo le
due cose e si cominciava ad abbozzare una strategia sui diritti, tanto che il
Congresso non solo fu snobbato da molti militanti ed attiviste, ma apertamente
contestato da coloro che avevano in mente un altro movimento, distante e molto
(si direbbe oggi) identitario. Cosa che oggi (menomale) è patrimonio comune e
si è sciolta la incomprensibile differenza tra un tipo di agire politico ed un
altro. Si parlò anche per la prima volta di lavoro, di salute, di casa, di
affettività: tutti temi che nella storia del movimento di liberazione sono
stati ripresi e sono stati oggetto di iniziative e di ricerche. Quel Congresso
ha segnato un passaggio fondamentale verso la concretezza dell’azione politica
di quello che allora era il movimento più importante in Italia. E non a caso
nacque in quell’agosto a Coventry l’IGA, la mamma dell’attuale ILGA: atto di
nascita che ci vide protagonisti anche negli incontri e nei contatti che lo
precedettero (esattamente nel periodo del sequestro Moro).
Furono
anche i giorni della 1° Rassegna del Cinema omosessuale (così si chiamava
allora) che curò per noi Riccardo Giurina e che vide partecipi Barbera,
Casazza, Rondolino …. Tutti nomi che ai cinefili torinesi (e non solo) dicono
qualcosa. E furono i giorni di apertura della prima esperienza di discoteca
gestita direttamente dal Fuori! (anche quell’esperienza contestata dai
rappresentanti di altri movimenti).
In
tutto questo Nadia mi seguiva: venne addirittura al Congresso del Cinema
Artisti per sentirmi parlare (prima volta in pubblico). E lo faceva
raccontandomi le sue storie ed ascoltando le mie inquietudini.
Come
potete leggere ciascuno di questi avvenimenti meriterebbe un approfondimento a
se, anche per mettere in evidenza i legami, spesso sotterranei, che li legano.
Intendiamoci: nessuno legame diretto con il sequestro e la morte di Moro, della
sua scorta e il Fuori!. Ma si può fare storia a pezzi stagni, senza domandarsi
se il contesto entro il quale si sviluppava una esperienza aveva conseguenze?
Si può raccontare la propria storia personale senza ricordare quelle persone
che sono state significative per noi? Si può evitare di calcolare quanto pesò
la tradizione non violenta e libertaria, in una parola radicale,
nell’evoluzione del Fuori!?
Non
credo. E vorrei possedere le parole giuste per ricordare: quei giorni, quelle
persone, quello che accadde e quello in cui credevamo.
Enzo
Cucco
15
marzo 2018
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