domenica 21 luglio 2013

LOBBY GAY? MA FATEMI IL PIACERE ....

Concordo con quanto afferma Antonio Soggia sul pessimo servizio de L'Espresso in merito alla cosiddetta lobby gay. Ed aggiungo alcune considerazioni. In primo luogo: se fosse vera la tesi de L'Espresso che il Papa sia stato tenuto all'oscuro delle vicende "scandalose" di Ricca di certo il settimanale ha messo il fiocco a un pacco costruito da ignoti, gay o no che siano. Quel tocco di notorietà gossippara che tira da matti in edicola e aiuta, di certo, chi nelo scandalo confidava. Ma quali prove fornisce a riguardo? La seconda considerazione infatti è relativa alle prove offerte sull'esistenza di questa lobby, o meglio ancora sul legame esistente tra la sottrazione di alcuni informazioni dal dossier Ricca relative alla vita privata del prelato, agli scandali che essa ha prodotto ed all'esistenza di un gruppo di persone, il cui legame si baserebbe sulla comune omosessualità. Terza considerazione: ma l'obiettivo di questa lobby quale sarebbe stato? Tenere allo scuro il Papa per incastrarlo o per imporgli una nomina gay? La risposta non è indifferente, ai fini della ricostruzione della storia e del ruolo che i personaggi giocano su questa vicenda. Per il momento siamo certi di una cosa: entrambe le ricostruzioni si baserebbero sul nulla. Non c'è infati un nome, una connessione, una circostanza, un documento, niente che metta in relazione concreta, non fumosa, quanto si è saputo (e come lo si è saputo) su Ricca e l'influenza della lobby medesima. Quarta considerazione: la regola aurea del Vaticano, da sempre, è il silenzio assoluto su quanto accade entro le mura. Du qualunque cosa si tratti - dagli scandali sessuali a quelli economici, da quelli liturgici a quelli dottrinali - gli scontri interni, le manovre di potere e le alleanze sono coperte dal silenzio assoluto pubblico, e da una valanga di spifferi privati, mezze parole, ammiccamenti, interessate rivelazioni anonime che rientrano esse stesse nel grande gioco di potere di questa istituzione. Affermare con tanta faciloneria che gli scandali sessuali siano legati all'esistenza di una lobby gay, desumendo questa affermazione semplicemente dalla censura e dall'oblio in cui questi scandali tentano di essere annegati è senza logica. Ai miei occhi, e penso agli occhi di tutti da molti secoli ormai, non deve nemmeno essere messo in discussione il fatto che la Chiesa cattolica è rifugio per molti omosessuali e lesbiche. Per mille motivi che qui sarebbe troppo lungo da analizzare. Il vero, ultimo, scandalo di cui pochissimi parlano è la decisione Ratzingeriana di escludere dal sacerdozio le persone omosessuali tout court, e non semmai richiamarle (come tutti) al dovere della castità. Grandissimo scandalo telogico, scientifico, storico e umano, frutto di una scelta disperata e insensata di salvare l'immagine di una Chiesa incapace di mettere freno alla pedofilia. Sono errori su cui nessuno, realmente, medita, indaga, pubblica. Nemmeno la chiesa più aperta e disponibile se la sente di dire pubblicamente qualcosa su questo tema: dove sono gli Enzo Bianchi, i Luigi Ciotti e tante tante altre persone che autenticamente incarnano un cristianesimo meno retrivo e chiuso su se stesso? Abbiamo invece le paginate sulle lobby gay, gli improbabili scoop, le analisi costruite sulla fuffa. Ah, dimenticavo, la libertà di informazione. Si si, certo. Per quanto mi riguarda una bella pernacchia potrebbe esesere una buona risposta a chi scambia una operazione gossippara a finalità commerciale con il diritto ad essere informati. Il mio diritto ad essere informato, non solo il diritto dei giornalisti a dire quello che vogliono. Enzo Cucco 20 LUGLIO 2013

Nessun commento: