mercoledì 17 luglio 2013

LIBERTA' DI ESPRESSIONE E OMOFOBIA

Non è una novità che l'unico (ma proprio l'unico) argomento che il fronte italiano del NO agita contro una legge su omofobia e transfobia sia quello della difesa della libertà di espressione. Di gran moda tra i vaticanofili, sulle prime pagine dei giornali cattolici e del centro destra, sostenuto da squinternate note di giuristi e pensatori d'area, ha già ricevuto e riceverà senz'altro ulteriore luce dai fuochi d'artificio retorici che il trio dell'apocalisse Ferrara/Della Loggia/Roccella, sparearà da ogni predellino mediatico possibile. La cosa di cui non mi capacito è l'inconsistenza del fronte del SI a rispondere ad un tale, per certi versi molto insidioso, argomento. Quando in questi mesi mi è capitato di concionare sull'assenza di strategia condivisa mi riferivo proprio a questo: nessuno ha pensato di anticipare gli argomenti del fronte del NO (era facilissimo) lavorarci sopra per destrutturarli sul piano della razionalità e della fondatezza, magari mobilitare giuristi e studiosi su questo tema e lavorare con parlamentari e giornalisti perchè sappiano di quale materia incandescente e illusionistica si parla quando si accusa la legge in discussione alla Camera di ledere la libertà di espressione. Andiamo per ordine, magari facendo qualche esempio: come è noto il tentativo in atto è quello di estendere la cosiddetta Legge Mancino ai casi di omotrafsobia. C'è una logica in questo percorso: la legge Mancino è l'unico strumento paragonabile a quanto l'Europa ci chiede in materia di crimini d'odio, e quindi estenderla ha un senso. Noi avremmo preferito riscriverla tutta (cioè aggiornarla) e prendere in considerazione tutti i crimini d'odio, rivedendo e rilanciando l'attività di prevenzione. Ma così non si è voluto. Il punto che ci riguarda sta soprattutto nell'applicazione dell'articolo 1 della stessa Legge, che modifica l'art. 3 della precedente Legge del 1975 (Ratifica della Convenzione internazionale di tutte le forme di discriminazione razziale). In particolare il comma a) dispone la reclusione sino a tre anni per "chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o l'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commete atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Questi reati sono perseguibili d'ufficio. Sul comma b) dello stesso articolo nessuno solleva questioni (spero...) perchè è quello che prevede l'incitamento a commettere atti di violenza. Ora il fronte del NO sostiene che se questa norma venisse semplicemente estesa alle questioni connesse con orientamento sessuale e identità di genere provocherebbe la potenziale incriminazione di coloro che pensano che il matrimonio gay non si deve fare. O di coloro che pensano che l'omosessualità sia un peccato, o una malattia. Facciamo qualche esempio per intenderci meglio: se io dchiarassi pubblicamente "morte ai froci" o "deportateli tutti" questo sicuramente ricadrebbe tra quanto la legge definisce incitamento alle discriminazioni o alla violenza. Se io insultassi una persona, pubblicamente o no, usando i soliti epiteti antiomosessuali NON avrebbe nulla a che fare con questa legge, ma con il codice penale, punto e basta. Altra cosa è a manifestazione di un pensiero politico, sociale, anche culturale, che non sia direttamente connesso all'incitazione di un atto di discriminazione o violenza, come potrebbe essere il manifestarsi contrari al matrimonio egualitario: questo NON è e NON potrà mai essere oggetto di questa legge. Per il semplice fatto che siamo in un ambito completamente diverso, che è quello del libero manifestarsi di posizioni politiche e sociali. Faccio un altro esempio: ci sono alcune persone, anche in Italia, che sostengono che l'AIDS non esiste. Questa affermazione, sul piano scientifico, è deleteria e pericolosa esattamente come quella di chi continua a credere l'omosessualità una malattia. Eppure nessuno in Italia può impedire di esprimersi in questo modo, ma può (anzi dovrebbe secondo me) intervenire laddove chi affermi queste stupidaggini svolga un ruolo di rilievo pubblico o addirittura di servizio pubblico. Uno psicologo che pensi che l'AIDS non esiste e che svolge la sua attività con persone con Hiv (tanto per fare un esempio) è un pericolo concreto, e gli organi preposti alla professione, o alla tutela delle persone malate, farebbero bene a intervenire. In altre parole: la libertà di espressione esiste, anche per coloro che dicono stupidaggini. Sono le loro azioni ad essere censurabili. Ma quando si parla di interessi collettivi, e di diritti individuali, il piano del dibattito cambia, e se il discorso pubblico è connesso alla discriminazione ed alla violenza esso non può essere consentito. Perchè, in fondo, la questione è tutta qui: nel nostro Paese ci sono persone, forze sociali, istituzioni, che ritengono che il proprio pensiero personale in merito alla vita sessuale delle persone non debba essere penalmente perseguibile. Sul fatto che non lo debba essere sulpiano generale siamo tutti d'accordo, ma se questo lede la mia immagine o i miei diritti io devo avere gli strumenti per potermi difendere. poi magari decido di non usarli, ma li devo poter avere, se no èsopruso bello e buono. Guarda caso tutti coloro che ripetono il mantra della liberta di espressione sono le stesse persone che masticano amaro quando gli si ricorda che i diritti delle persone lgbt sono semplicemente e nulla di più che diritti umani, e come tali devono essere trattati. Diciamoci la verità: è ancora socialmente ammissibile che ci sia qualcuno che consideri malati gli omosessuali, che li derida pubblicamente affermando che non possono fare famiglia, che di fatto chiede l'annullamento delle proprie relazioni soprattutto quelle filiali. Al massimo basta una risata per costoro, senza nemmeno prendere in considerazione cosa queste parole rappresentano e sostengono. E la resistenza prodotta contro l'estensione della Mancino è direttamente proporzionale alla pervicace diffusione di queste idee. Controprova? Nessuno chiede di cancellare il comma a) per motivi razziali. Perchè? Perchè socialmente è riprovevole e negativo manifestare pensieri razzisti, ed è soprattutto condiviso. Per l'omosessualità non è così. In più nessuno riflette a sufficienza sulla sostanziale non applicazione della mancino ai discorsi d'odio (il famoso comma a): voi vi ricordate più di dieci condanne ai sensi della Mancino contro le centinaia e centinaia di politici che sull'odio razziale hanno costruito le proprie fortune? Quel signore che anche recentemente ha dichiarato che gli piacerebbe vedere un naufragio di profughi, per esempio, dovrebbe essere già stato incriminato dalla procura di dove risiede. E' accaduto? Siamo quindi il Paese dove si tollera l'intollerabile. Dove si scrivono le Leggi e poi non le si applicano. Dove un giudice può inceppare per anni l'applicazione di una norma Peraltro l'Italia è quello strano paese in cui pur essendoci la Mancino nessuno è mai stato censurato ne condannato (se non in pochi casi molto isolati e molto eclatanti) per l'incitamento: avete presente le centinaia di casi non solo di incitamento ma anche di vera e propria realizzazione di discriminazione per motivi raziali ed etnici che abbiamo letto sui giornali da almeno venti anni? Ecco, tutto impunito. La verità è che questa Legge è stata ampiamente NON applicata (alla faccia della certezza del diritto e dell'obligatorietà dell'azione penale). Pur essendo la stessa legge blanda e molto misurata. Addirittura c'è la possibilità di sostituire la pena con sanzioni penali (fino a 6000 euro...) o con le cosidette pene alternative. Di che cosa si ha paura quindi? Chì si esprime contro l'estensione della Legge Mancino usando il tema della libertà di espressione giustifica, consapevole o no, coloro che i crimini d'odio e i discorsi d'odio li commettono. E dobbiamo trovare il modo di dirlo, perchè è la verità. Rimane un argomento, molto diffuso tra quanti difendono da posizioni non vaticanofile (e sono tanti) il diritto all'espressione. Molti mi hanno detto di essere contrari a un mondo in cui nessuno può più dire di un altro che è un "finocchio". Ora, come ho avuto modo di dire, tutti noi già viviamo in un modo dove insultare qualcuno è reato. E non capisco per quale motivo beccarsi del "finocchio" o del "ricchione" debba essere considerao più light che stronzo o bastardo o altro. Tradizione? beh, anche la tradizione popolare (la vogliamo chiamare così?) stava sulla bocca di chi definiva "puttane" le donne che andavano a lavorare fuori di casa, o che fumavano una sigaretta, o che portavano la minigonna. O di chi le definiva e le definisce assassine per aver abortito. Io invito tutti i mie amici liberali e libertari (ed anche io faccio parte di questa famiglia) a riflettere sul fatto che non esiste una libertà assoluta, nemmeno nell'uso delle parole e delle espressioni. E che il lavoro difficile è proprio quello di definire i confini che la nostra società è in grado di sostenere. Qui e ora. Una società che limita l'uso dei social media mi fa orrore tanto quanto una società che non li regoli affatto, e che consenta l'impunità a chiunque.Se vivessi in Russia o in Uganda la mia priorità sarebbe un'altra, ma io vivo in Italia, a pochi passi dal Vaticano, con un vicepresidente del Senato che dice quello che dice, ma che non si dimette, con il consenso della maggioranza, perchè lui è "il più simpatico", ed è "molto bravo" come vice presidente. Capito di cosa parliamo quando parliamo di libertà di espressione in Italia? Enzo Cucco presidente Associazione radicale certi diritti 17 luglio 201

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