lunedì 25 febbraio 2019



Oggi che è morta Marella Caracciolo Agnelli mi piace ricordare una cosa, piccola piccola. Era la seconda metà degli anni '80 e tutti noi eravamo angosciati e impegnati sull'emergenza Aids. Cominciavamo ad assistere le prime persone con Aids e uno di loro (ci teneva alla privacy...) era impiegato FIAT e l'azienda gli comunicò che aveva finito la mutua. Era disperato e le aveva tentate tutte (noi con lui) ed insieme ad Angelo Pezzanaandammo da Marella Agnelli per spiegarle la situazione e chiedere il suo personale intervento. Grazie all'interessamento di Aldo Ratti (anche su di lui si dovrebbe scrivere qualcosa per ricordarlo) fummo subito ricevuti nella sua casa in collina qui a Torino. Fu un incontro molto positivo: lei era appena stata nominata nel direttivo dell'AMFAR, le benemerita fondazione che ebbe Liz Taylor come attivista e presidente per anni, e quindi da subito il nostro colloquio fu a 360° sull'Aids. Erano tempi quelli in cui si aveva una vera e propria fame di informazione. L'uomo che assistevamo rimase dipendente FIAT fino alla sua morte. E noi non riuscimmo a valorizzare quel contatto, mentre lei rimase Vice Presidente di AMFAR e contribuì alla lotta contro pregiudizio e ignoranza a quel livello.
Quando ho ricevuto la notizia della sua morte mi è tornato in mente il famoso detto talmudico "chi salva una vita salva il mondo", e nel suo piccolo questo è successo. Almeno nel caso che conosco.
E spero davvero che venga scritta una storia della beneficienza della famiglia Agnelli che sappia valorizzare proprio questo detto, senza i pregiudizi e la non conoscenza che ci ha caratterizzato. E magari, rispettando il silenzio che loro hanno sempre avuto, ci faccia riflettere su certi capitalisti, anche nostrani, così poco disponibili a usare il loro potere ed i loro soldi per gli altri senza interesse personale.



IN RICORDO DI MAURIZIO BELLOTTI



Grazie a Giovanni Dall'Orto ho saputo che il 13 febbraio scorso è morto Maurizio Bellotti. Pochi lo ricordano, anche nel movimento lgbti italiano, ma è stato una persona chiave per comprendere la storia del movimento in Italia. Dagli anni 50 era un collaboratore di Arcadie, la rivista gay francese che ci ha accompagnato (insieme a poche altre cose) negli anni 50 e 60 in Europa. Ed era il corrispondente in Italia di questa rivista. Soprattutto recensioni cinematografiche e librarie. Fu a Sanremo nel 1972 ma, al contrario di quanto oggi potrebbe essere pensato, era contrario alla manifestazione. E lo rimase sempre. Non che fosse contrario al nuovo movimento (superato questo ostacolo divenne collaboratore della rivista Fuori! credo dopo il 1978) ma come è popolarmente ricordato era campione di quell'omosessualità silenziosa, non esibita, che si accontentava di un passo dietro l'altro. Molto lombardo, direi, e chi sa di Enzo Moscato so di cosa parlo. Prima quindi di Mario Mieli e il COM. Sostanzialmente estraneo dalla cultura libertaria degli anni 70.
Fu anche funzionario comunale e se non ricordo male anche all'Umanitaria, un pezzo della cultura milanese recente.
Pur essendo stato sempre coerente con se stesso e con la propria cultura era molto generoso e curioso. E sempre disponibile per chi volesse intervistarlo sulla sua esperienza (mi vengono in mente Giovanni Dall'Orto e Andrea Pini per esempio). Circa un anno fa insieme ad Andrea Lohengrin Meroni siamo andati a casa sua e facemmo una lunga video intervista molto lunga. Ci eravamo ripromessi di tornare da lui per approfondire alcune cose (il suo rapporto con Arcadie, di cui proprio nel 2018 morì vicino Napoli il suo direttore Andre Baudry).
Quando si parla di storia lgbt (e in quest'anno ci si ricorda di un episodio importantissimo come Stonewall) si dovrebbe sempre ricordare (e studiare) la storia precedente, quel movimento sotterraneo e poco visibile, ma vivo, che tenne la fiamma accessa negli anni che vanno dalla distruzione del primo movimento lgbti (da parte dei Nazisti di qua e dei Comunisti di là, con modalità diverse ma convergenti) a Stonewall appunto. E spesso di dimentichiamo quanto fosse difficile in quegli anni essere una persona che pubblicamente non negava la sua omosessualità. Qualche fiammella di questa storia l'abbiamo avuta anche noi.