lunedì 19 marzo 2007

GLI ITALIANI SON MEGLIO DELLA LORO CHIESA CATTOLICA?

MA E’ PROPRIO VERO CHE GLI ITALIANI SON MEGLIO DELLA LORO CLASSE POLITICA E DELLA GERARCHIA CATTOLICA?

L’indagine Demos Eurisko, riportata su Repubblica di oggi e commentata da Ilvo Diamanti, avrà certamente fatto stappare lo champagne in casa Ruini: dal 2003 ad oggi è cresciuta mediamente del 10% la percentuale di italiani che si è avvicinata maggiormente alle posizioni della gerarchia sulla supremazia della religione cattolica, sul riconoscimento delle unioni civili, sul rapporto tra religione e stato, sulla accettabilità dei rapporti omosessuali e sul giudizio sul dizorzio.
Chi osserva da vicino la chiesa cattolica e la sua comunicazione (almeno quella espressa dalla CEI) sa benissimo che tutto questo non è frutto del caso, ma è inserito in una forte strategia pluriennale che trova il suo avvio nella III Assemblea ecclesiale di Palermo (novembre 1995) e nella concretizzazione del “Progetto culturale orientato in senso cristiano” avviato nel 1997 dal Segretariato della CEI. Il "Progetto culturale" è il principale strumento di intervento nella società che la mente di Ruini ha partorito sulla scia della straordinaria rivoluzione comunicativa effettuata dal pontificato di Giovanni Paolo II. La chiesa ha capito che per contrastare la propria posizione marginale nel mainstream sociale e culturale dell’occidente si devono usare gli strumenti della comunicazione contemporanea in modo massiccio ed in tutte le loro potenzialità. Così è stato, ed ecco che arrivano i primi risultati.
Ci siamo consolati fino ad oggi con l’affermazione che gli italiani sono più progressisti della loro classe politica e cattolica su temi eticamente sensibili, e che la chiesa ha scatenato una battaglia senza quartiere proprio perché si sente minoranza, in Italia e nel mondo, incapace di influenzare elite e masse popolari su tutti i grandi temi sociali. Ci dimentichiamo, però, che le minoranze hanno una forza ed una vitalità che le maggioranze non hanno più, e che nella società della comunicazione globale non è affatto vero che non possono avvenire, in tempi anche veloci, cambiamenti sociali di un certo rilievo, in un senso o nell'altro.
Se poi paragoniamo gli sforzi di chi tenta una campagna a favore, per esempio, del riconoscimento delle unioni difatto alla forza, alla determinazione, alla lucidità ed alla spregiudicatezza (pensate per esempio alla vicenda del referendum sulla legge per la fecondazione assistita ed alla posizione della CEI) di chi riafferma i principi della morale tradizionale, vien quasi da ridere pensando alla assoluta disparità di mezzi in campo.
Se non è bastata la televisione generalista (si pensi solo all’influenza che le fiction televisive hanno avuto per rendere accettabile il comportamento omosessuale agli occhi della platea nazional popolare italiana) a cambiare per sempre il trend della nostra società c’è poco da stare allegri. Non è giunto il momento, quindi, di rivedere alla radice il nostro modo di programmare la campagna a favore della riforma del diritto di famiglia (di questo si parla se si chiede il riconoscimento delle unioni di fatto, anche se non lo si può dire…)? Voi pensate che il fronte di chi vuole i Dico sia all’altezza della sfida che è stata lanciata? Sia dal punto di vista dell’investimento su questo tema, che della consapevolezza delle ragioni delle proprie posizioni? Io dico che, ancora una volta, dobbiamo imparare molto da come la chiesa, pur con tutte le sue contraddizioni e forse senza speranza di vittoria, sta combattendo per affermare ciò in cui crede. A fronte di tanto impegno e di tanta autentica “fede”, io vedo solo un crescente imbarazzo nel difendere il riconoscimento delle unioni di fatto e la leggitimità, la naturalità del comportamento omosessuale. Spero di sbagliarmi.

Enzo Cucco
18 marzo 2007

1 commento:

Andreas Martini ha detto...

Sul mio blog ho espresso più o meno le stesse cose che hai detto tu, ma molto più sinteticamente.
Il problema è che come la classe politica anche Arcigay è distante dalla base. Come si possono cambiare le cose?