lunedì 14 luglio 2014

LA VIA PER IL MATRIMONIO EGUALITARIO. LA SITUAZIONE IN ITALIA OGGI.

Nell’ultimo mese sono accadute tre cose rilevanti per il futuro del matrimonio egualitario in Italia: 1. La sentenza della corte costituzionale n. 170 ( http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2014&numero=170 ) 2. il deposito del disegno di legge unificato in Commissione Giustizia al Senato sulle unioni civili ( http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=17&id=781308 ) 3. le dichiarazioni di Berlusconi (un articolo per tutti http://www.ilgiornale.it/news/interni/unioni-civili-lapertura-berlusconi-e-dibattito-nel-1033280.html ) Rilevanti ma non decisive, ovviamente. Ed appare ormai chiaro che, OGGI, l’obiettivo del matrimonio egualitario ottenuto in QUESTO Parlamento stia diventando sempre più remoto. Ed i motivi sono tutti politici, non giuridici. Ma questo non toglie che debba essere riaffermato dalle nostre richieste e rimanere il vero punto di arrivo della nostra strategia. In questo sono quasi del tutto d’accordo con il fronte del NO. E mi spiego tra un poco, dopo qualche riflessione che vorrei condividere con voi. Le due strategie Come è ormai chiaro, in Italia si sono sviluppate, spesso senza parlarsi, due differenti strategie per il riconoscimento della parità piena delle famiglie composte da persone dello stesso sesso: una è quella delle cause pilota, l’altra è quella che agendo su advocacy e lobbismo lavora sui partiti che, seduti in Parlamento, devono produrre le leggi necessarie. La seconda strategia, ad oggi, non ha prodotto nulla, la prima qualcosa si (la sentenza della corte costituzionale n. 138/2010, la sentenza del Tribunale di Reggio Emilia, la sentenza della cassazione n. 4184/2012, per alcuni versi anche l’ordinanza del Tribunale di Grosseto). Molti pensano che le strade siano separate o addirittura inconciliabili, o che siano condannate entrambe al fallimento: nè partiti né corti accoglieranno mai la piena uguaglianza. Io penso che questo sia un errore, davvero grave, per chi si trova nella situazione italiana che non ha pari tra i paesi europei. Nessuno come l’Italia ha un Vaticano così pervasivo e manipolatore, ma soprattutto nessuno ha una classe dirigente (tutti, giornalisti compresi e non solo politici e magistrati) così supina e facilmente manovrabile come la nostra. Credo che il perseguire entrambe le strade sia necessario, anzi siamo condannati a questo doppio percorso, e provo a spiegarmi offrendo qualche riflessione sulle tre novità citate. Perché l’alternativa è abbandonarsi al pessimismo autodistruttivo (di cui i social media sono uno straordinario moltiplicatore) o all’infantilismo politico tipo: “se vince Tizio (e metteteci pure il nome che volete voi) tutto si risolve”. Le cause pilota e la sentenza della corte costituzionale 170/2014 Dire che la sentenza 170/2014 non abbia conseguenze sullo sviluppo della strategie delle cause pilota in Italia sarebbe da miopi. Dire che l’intera strategia è fallita, altrettanto. Non discuto di questioni giuridiche nel dettaglio ma è chiaro che siamo di fronte ad una corte che si rifiuta di fare soprattutto due cose: connettere il tema del matrimonio egualitario al principio di uguaglianza e continuare con l’equivoco di interpretare l’art. 29 in senso storico e non evolutivo. Agli occhi dei più questa sentenza è sembrata un grande passo indietro rispetto alla sentenza n. 138 del 2010; io credo invece che la corte sia semplicemente rimasta sugli stessi pregiudizi: anche un bambino sa che i costituenti quando hanno scritto l’articolo 29 avevano in mente un matrimonio tra persone di sesso opposto. Ma la corte si ostina a non fare un altro passo, ovvero stabilire che questa interpretazione storica non sia per nulla ostativa ad una riforma della legge che estenda il matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso. O per lo meno: la 138 lo diceva abbastanza esplicitamente che il Parlamento ha tutte le opzioni possibili. La 170 no, anzi. La società si è evoluta, la maggioranza dei paesi europei anche, noi siamo bloccati nel limbo giuridico di chi non nega la possibilità teorica che il Parlamento possa legiferare sui matrimoni egualitari ma si nasconde dietro un codice civile superato da decenni. Scaricando tutte le responsabilità sul Parlamento (ed il Parlamento ha sicuramente tutte le responsabilità del caso) mentre non fa mai quel passo in più che dovrebbe. L’avrebbe potuto fare, infatti, proprio nel caso di una coppia dello stesso sesso formata da due donne, una delle quali ha scelto la strada dell’intervento chirurgico, ed invece ha fatto l’esatto contrario, dicendo in modo esplicito che l’unico istituto che il Parlamento può assumere per sanare l’evidente incostituzionalità della legge 164 sia quello del riconoscimento delle unioni civili. Questo infatti è il passo più pericoloso, sul piano politico, della sentenza. Perché escludere che il caso possa essere sanato inserendo nell’ordinamento italiano il matrimonio egualitario? Non ha un obiettivo politico-culturale questo indirizzo, visto che giuridicamente si fonda su poche e superatissime teorie? Non è un caso infatti che il fronte del No abbia gioito di fronte a questa interpretazione costituzionale e rinforzato il muro contro il matrimonio. Lascerei da parte gli argomenti di chi critica la scelta di andare davanti alla corte su questo caso: io questa scelta la condivido in pieno perché è solo continuando azioni di questo tipo che si sollecitano le corti in una nuova direzione, non il contrario. Certo bisogna essere cauti nel cercare di calcolare le conseguenze delle azioni giudiziarie intraprese, e credo che si debba stare all’erta sulle prossime nomine di giudici costituzionali ed anche sull’applicazione, inasprita, delle norme contro l’abuso del processo (si veda l’art. 41 del DL di riforma della Pubblica Amministrazione). Ma ritengo che la strategie delle cause pilota con la sentenza 170 abbia semplicemente accusato uno stop, non certo il fallimento finale. E’ stato così per molti altri casi del passato, e lo sarà anche su questo tema visto che i Paesi le cui civiltà giuridiche sono comparabili alla nostra sono ormai quasi tutti schierati a favore dle matrimonio egualitario. Peraltro la strada è obbligatoria perché io tutta questa fiducia nell’azione del Parlamento francamente non ce l’ho, e se si vuole da una parte spingere il legislatore ad intervenire e dall’altra cercare di ottenere per via giudiziaria quello che per via normativa ci è negato, la via delle cause pilota è quella che deve essere perseguita con forza e determinazione, senza farsi scoraggiare da stop temporanei. Si sente, invece, molto forte il bisogno di confrontarsi per fare strategia. E da questo punto di vista la freddezza delle associazioni accompagnata da inutili contrapposizioni tra gli avvocati patrocinanti, non facilita questo lavoro che potrebbe aiutarci, e tanto, nel cercare cause sempre più imprtanti, condurre processi, affrontare le spese necessarie, fare campagna di comunicazione…. Il testo unificato sulle unioni civili e le convivenze L’altra grande novità, pochissimo commentata, è il parto della Commissione Giustizia in merito a un testo unificato tra i vari presentati per il riconoscimento delle unioni civili. Ovvio che su questo rogetto pesa il suo stesso futuro: sarà votata dalla Commissione con o senza emendamenti? E quali? E come si comporterà l’aula del Senato? E alla Camera? Tutte domande che ci riempiono di preoccupazione, soprattutto alla luce di come è andata alla Camera la discussione sulla proposta di legge contro omo e transfobia, entrata in un modo ed uscita in un altro (e meno male che giace ancora in Senato). Se poi aggiungete anche l’ultima suspense rispetto alla posizione specifica di Renzi, che non ha ancora espresso il suo parere su questo testo (è questo quello che si augura che passi o lascia lavorare le Camere?) voi capirete come i margini per esaminare seriamente il testo siano pochini. Eppure i passi avanti fatti con il testo sono importanti, per l’Italia. Soprattutto questi: - l’aver preso in considerazione due istituti differenti, che delineano un accenno di riforma del diritto di famiglia complessivo accogliendo forme di unioni (per tutti e tutte) basate su accordi; - l’aver di fatto equiparato le unioni civili (solo per le persone dello stesso sesso) ai matrimoni, con l’eccezione dell’art. 6 della Legge 184 (adozioni). Per il resto si possono avanzare critiche anche molto profonde al testo presentato, e l’Associazione radicale certi diritti ha assunto una posizione che pur riconoscendo i passi avanti coglie tutti i limiti potenzialmente segregazionisti di tale legge ( http://www.certidiritti.org/2014/07/13/unioni-cicvili-nel-testo-unificato-presentato-al-senato-un-passo-avanti-ma-verso-il-segregazionismo-giuridico/ ) Per il momento credo sia necessario sottolineare che, sul piano politico, una associazione che si ponga l’obiettivo di far concreti passi avanti nella direzione del riconoscimento di diritti e doveri delle famiglie formate da persone dello stesso sesso non si può chiudere nell’angolo dei NO a prescindere, ma tenere aperti e coltivarli ( se è il caso chiederli ) gli spazi di interlocuzione con Governo e Parlamento su questa proposta, per tentare la strada dell’advocacy al fine di ridurre al minimo i danni che una cattiva legge può produrre. Compresi gli anni di cause che ci aspettano se passa una cosa di questo tipo. Volete una prova? Guardate alle differenze tra il testo unificato ufficiale approvato nella seduta del 2 luglio e quello presentato nella seduta del 24 giugno sempre in Commissione: le piccole modifiche apportate sono in realtà grandi passi avanti per un testo meno confuso e attaccabile. Segno che spazi di intervento ci sono, fino all’ultimo secondo possibile. Questo significa che le associazioni fanno bene a incontrarsi (come si è fatto a Roma e spero si faccia di più nel futuro) per discutere e, possibilmente, definire strategie comuni. Magari questa è la volta buona che si trova una quadra per formare alleanze su obiettivi concreti (poi ognuno si faccia il suo Pride e si prenda cura della sua identità). E fanno soprattutto bene a chiedere, privatamente e pubblicamente, confronti sulla proposta con tutti (dico tutti) i partiti seduti in Parlamento. Abbandonando i pregiudizi che tutti noi abbiamo (“con quello non parlo”, oppure “o matrimonio civile o nulla”) per ragionare in termini di obiettivi concreti da raggiungere. Quello che cambia in questi giorni, infatti, non è tanto il nostro obiettivo finale (il matrimonio egualitario), ma la nostra capacità di con-vincere che si tratti di un obiettivo fattibile e utile, l’unico capace di superare le contraddizzioni anche forti che questo tipo di legge porterebbe con se. Siamo certi che ci saranno prezzi da pagare, e già si profilano all’orizzonte interventi del Governo “a favore della famiglia” (le avete lette bene le ultime dichiarazioni di Alfano?). Ma l’alternativa quale è? Stare alla finestra e aspettare che il Parlamento partorisca, grazie al compromesso peggiore possibile, e onanisticamente accontentarsi delle invettive e dell’ironia che sui social riversiamo. Quindi anche in questo caso l’obiettivo è sempre lo stesso: discutere con tutti, fino all’ultimo secondo, sostenere le nostre tesi e argomentare (produrre fatti non solo teorie) sulla bontà della nostra soluzione e sui pericoli che certe vie mediane possono rappresentare. La cosidetta novità Berlusconi Non mi esprimo sulla tessera ad Arcigay per Feltri e la Pascale perché si tratta di questioni interne a quella Associazione, che ha uno Statuto, delle regole quindi, alle quali fare riferimento in questi casi. Ma francamente faccio fatica a considerare le posizioni ribadite da Berlusconi come nuove e interessanti. Quelle della Pascale si, e mi spiego. Berlusconi ha ripetuto quello che ha detto tante altre volte: sì ai diritti delle coppie gay, no a matrimoni e adozioni. Non c’è alcuna novità in questo se non nell’averlo detto con chiaro intento di spiazzamento della compagine conservatrice cercando di mettere nell’angolo NCD e riaffermare che le vere riforme si fanno tra PD e FI. Giochetti, insomma, dove il centro della questione è tattico, non sostanziale. E che comunque rischia di infrangersi sulle sutupidaggini di un Brunetta qualsiasi. La Pascale invece ha detto non soltanto cose molto più forti (si al matrimonio) ma sta cercando in modo più incisivo del suo fidanzato di svecchiare l’immagine del principale partito di centro destra su questi temi. Forse si sono accorti di quello che accade nella CDU, tra i Tory e i Repubblicani statunitensi. Forse ci sono anche questioni tattiche interne (di certo la fidanzata non si esprime con tanta pubblicità se il fidanzato non è d’accordo … ). Ma a chi ha a cuore la crescita dei diritti per le persone lgbti in questo paese, deve saper utilizzare le parole ed i gesti della Pascale come un cacciavite, un apri bottiglie, insomma, un aggeggio per sbloccare la nostra destra. Vero ostacolo di ogni cambiamento perché la destra del PD di fronte a una Forza Italia che cambia non avrà tutto il potere che oggi ha. Io, la Pascale, la porterei in giro come una Madonna pellegrina, facendone una icona dei diritti veri, e non delle moine e dei bacetti che in queste occasioni ci cadono addosso come il riso sugli sposi. Perché noi ab biamo tutto l’interesse che anche la destra cambi e dobbiamo smetterla di fare l’esame del sangue a chi cambia idea. Quello che dobbiamo fare Lo hanno ben detto i cattolici del fronte del NO: il testo presentato nella Commissione Giustizia del Senato potrebbe essere il primo passo verso il matrimonio egualitario. Io penso che loro abbiano ragione, nel senso che si deve lavorare perché di questo si tratti. E sono anche stufo dei pissi pissi bau bau che arrivano da un sacco di fronti, che ci chiedono di abbassare i toni, di essere più arguti, più attenti a non alimentare la polemica del conservatori. Loro non ne hanno bisogno perché tutto quello che sarà concesso lo vedranno come l’apertura di una crepa nella diga della conservazione. Mentre noi vogliamo che questa diga, nel modo meno cruento e più disciplinato possibile, si spezzi una buona volta. Ci aspettano mesi durissimi, il cui esito finale non è né certo né facilmente raggiungibile. Quindi ci servono forti argomenti, tante iniziative, trasparenza e buona comunicazione, oltre a tanta unità di obiettivi. Ci servono molte cause pilota, perché quella via è necessaria, e tanta advocacy intelligente e sensibile. Possibilmente insieme a tutti e tutte coloro che hanno a cuore la Riforma del Diritto di famiglia nel nostro Paese. Enzo Cucco Presidente Associazione radicale certi diritti 14 luglio 2014 (la presa della Bastiglia….)

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