martedì 19 maggio 2009

Perché il Torino Pride 2009 è stato un successo

Quando si vince non si va in vacanza. E’ una regola che ho imparato alla scuola radicale che, al di là dell’apparente contraddizione, descrive bene la responsabilità che sta in capo a chi ottiene un risultato importante. Ed io ritengo che il Torino Pride 2009 sia un successo molto importante. Ovviamente di natura diversa da quella del Pride nazionale 2006, ma altrettanto significativo per la realtà torinese e piemontese.
Vi propongo quindi alcune riflessioni, e vi prego di leggerle anche alla luce della nostra situazione nazionale: magari possono essere utili anche per questa.

Un successo niente affatto स्कोंतातो
Il successo del Torino Pride 2009 non era scontato: zero soldi; pochissime inziative precedenti la settimana clou (utilissime per l’effetto trascinamento); un coordinamento organizzativo semi nuovo nella sua composizione rispetto a quello del Torino Pride 2006, che ha avuto meno tempo per armonizzare i diversi stili (in alcuni casi anche le diverse visioni) che sono presenti al suo interno; praticamente zero la risonanza sui media, e non per colpa del coordinamento bensì per mancanza di risonanza polemica dell’evento.

Cosa ha funzionato quindi?

Il coordinamento
A un certo punto è scattato anche col nuovo coordinamento quel fattore indefinibile che, facendoci mettere da parte incomprensioni e malumori, ha concentrato lo sforzo di tutti sull’obiettivo da raggiungere. Non c’è stato nessun miracolo particolare, ma solo il senso di responsabilità di donne, uomini e trans di buona volontà, che hanno saputo fare il necessario passo indietro quando è stato il momento di farlo.

Il passa parola
Ha funzionato, e questa volta per davvero, il passa parola, sia individuale che attraverso i social network. Io non ci credo assolutamente che i rari pezzi apparsi sui quotidiani (nessuna notizia al TGRai e pochissimi passaggi sulel private, tranne i pezzi della giornata di manifestazione) abbiano portato in piazza le 50.000 persone che abbiamo visto. E su questo elemento si deve lavorare molto nel futuro.

Le novità
Ci sono state alcune piccole ma significative novità: la proposta di una iniziativa specifica all’Università, che si appoggia su un nuovo pimpante gruppo appena nato; l’appello rivolto alle comunità etniche presenti in Città, scritto nella loro lingua; l’adesione ufficiale della FIOM e la partecipazione di una delegazione nostra alla loro manifestazione e viceversa; l’accoglimento da parte della Presidente della Regione, del Presidente del Consiglio, di un Assessore, del capogruppo di opposizione e di molti altri consiglieri ad un dibattito sulla legge contro tutte le discriminazioni ferma in Consiglio regionale (mi dite per favore in quali Regioni si mettono insieme tanti interlocutori istituzionali ad un appuntamento lgbt?) ed infine il Sindaco, che ha accolto la nostra richiesta di esporre la bandiera del movimento dal balcone di Palazzo Muncipale.

I numeri
Una breve riflessione sui numeri della manifestazione: le forze di polizia hanno dichiarato che a sfilare erano 10.000 e altrettanti ai lati. Chi ci è stato ha visto la lunghezza reale del corteo, e la quantità enorme di gente che ai due lati del percorso ha applaudito e sostenuto la manifestazione dal suo inizio in piazza Solferino fino in piazza del Municipio,. Fate voi i conti: nelle parti ove si andava più celermente c’erano 700/800 metri di corteo ininterrotto che ha occupato una sede stradale larga almeno 6/8 metri. Mentre quando siamo stati fermi un po - per il blocco del carro del coordinamento - il corteo andava da Via Pietro Micca ang Via Bertola fino a Piazza Solferino ininterrottamente. 50.000, quindi, è una cifra credibile. Vi prego di paragonarla con i 15.000 metalmeccanici della mattina (fonte sindacale, la polizia ha detto 8.000) ed ai 3.000 studenti della manifestazione di martedì 19 maggio contro il G8 delle Università. Forse che avremmo dovuto menarci, o menare qualcuno, per avere lo stesso spazio sui media?

Seminare produce frutti
Io credo che tutto questo sia conseguenza del grande investimento fatto con il Pride nazionale del 2006, che ha costruito, tra di noi e con la Città, quelle relazioni e quella credibilità che ci hanno consentito di organizzare una manifestazione di così ampio successo. Ma credo anche che molto si debba alla storia del movimento in questa Città, che dalla sua nascita col Fuori! nel 1971 fino alla costituzione del Servizio lgbt presso il Comune, ha saputo sempre individuare obiettivi concreti e coltivarli. Una storia che si rinnova anche profondamente se è vero, come è vero, che dal Pride 2006 nella nostra Regione sono nati ben 8 gruppi nuovi, di cui 5 in città e 3 nelle diverse province.

L’unica manifestazione laica di massa in Italia
E credo anche che i Pride siano diventati il luogo ove tutti coloro che hanno a cuore i diritti ed hanno in uggia i fondamentalismi, soprattutto della gerarchia cattolica, possano esprimersi. I Pride sono oggi, in Italia, le uniche manifestazioni laiche di massa, o sbaglio?

Torino, quindi, vive un ciclo positivo per quanto riguarda il rapporto tra la comunità lgbt, le Istituzioni e la Città intera. Come tutti i cicli è cresciuto per molte ragioni, tra le quali la storia del movimento ed una contingenza politica oggettivamente particolare sono tra i principali. Ma come tutti i cicli può declinare, per il venir meno dei fattori che lo hanno determinato, ed anche della sintonia con una parte della comunità cittadina e regionale che abbiamo costruito.

Ecco perché non possiamo andare in vacanza. Ecco perché si deve sfruttare il momento finchè è positivo, portando a casa il più alto numero possibile di obiettivi duraturi. Quegli obiettivi che, se cambiasse l’aria, sarebbe più difficile smontare.

Ah, dimenticavo, al Torino Pride 2009 hanno contribuito, secondo me, in modo determinante l’alto numero di nuovi volontari e volontarie che hanno risposto ai nostri appelli. Ma su questo dirò qualche cosa in più in un prossimo pezzo.

Enzo Cucco
http://gayindependent.blogspot.com/

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