martedì 7 agosto 2007

Sgarbi vs Veltroni

Il posto dell’omosessualità nel discorso pubblico in Italia

Il caso ha voluto che negli stessi giorni in cui Sgarbi avviava la tragicomica vicenda della Mostra milanese su arte e omosessualità, Veltroni dedicava una piazza di Roma a Paolo Seganti, gay ucciso da uno sconosciuto in un giardinetto della capitale.
La seconda notizia è apparsa sulle cronache romane e su qualche sito, mentre la prima ci ha tenuto compagnia (si fa per dire….) per molti giorni e su molte testate quotidiane e televisive. La differenza di visibilità è nota: in generale “valgono” molto di più le notizie negative di quelle positive, e non c’è molto di cui stupirsi visto che è così da sempre e per tutto. Ma credo che valga la pena di soffermarsi un poco sul significato delle due iniziative - anzi le definirei “azioni sceniche” - e su quanto esse semplifichino meglio di tanti saggi la differenza di approccio all’omosessualità tra destra e sinistra in Italia oggi. Di una certa sinistra e di una certa destra, ma questa è un’altra storia…

La mostra milanese è stato il tentativo di Sgarbi di riconciliare la destra con la contemporaneità della realtà gay, ovvero quello che il mainstreaming comunicativo in cui siamo immersi ritiene essere la contemporaneità. Nel mondo occidentale di oggi la connessione tra arte, omosessualità e moda è uno dei più potenti luoghi comuni – nel senso etimologico del termine – che traspare, indiscusso, dalle riviste di settore come dalle iniziative culturali. Come poteva l’Assessore alla cultura della capitale della moda e del design italiano non tener conto di questa realtà? Per una città che si confronta tutti i giorni con Londra, Parigi, Berlino e Madrid il divario tra la presenza pubblica degli omosessuali in quelle città e Milano è quasi drammatico. Ed è da questo angolo visuale che si può comprendere il tentativo dell’Assessore meneghino di organizzare la Mostra “Vade Retro” o come diavolo l’hanno infine intitolata. Certo possiamo discutere se fosse quello il metodo migliore per compiere questo tentativo (io personalmente ho dei fieri dubbi….), così come mi sembra che la carica provocatoria dell’iniziativa, pur negata, sia stata ampiamente esibita fin dall’anteprima della mostra stessa, con tutto quello sfarfallio di drag queen e giovanotti seminudi. Ma questo non toglie che, a modo suo, Sgarbi ha colto un aspetto della realtà molto evidente a chi si occupa di cultura e comunicazione: per la destra italiana gli omosessuali non esistono, semplicemente, ed ogni volta che appaiono nel dibattito pubblico devono essere ricondotti ai tre o quattro stereotipi noti. Perché se esistessero, ovvero se li si potesse osservare senza le lenti deformanti del pregiudizio etico delle gerarchie religiose (ahimè non solo di quella cattolica) ci si accorgerebbe che sono persone normali, a cui sono negati alcuni diritti in nome di un visione etica dello stato.

Veltroni ha compiuto una “azione scenica” di segno diverso: il significato del gesto è di notevole rilievo sociale. Scegliere di intitolare ad una persona omosessuale uccisa da ignoti la piazza del parco dove egli è stato ucciso significa schierare le istituzioni, e se stessi, in modo netto contro la violenza omofoba. Veltroni non si è nascosto dietro al dito del “se l’è cercata…” ed ha preso posizione, in modo netto, contro questa violenza. Ma, e qui sta il limite di questa iniziativa, nel 2007 in Italia non ci si può più accontentare della compassione. La violenza contro le persone omosessuali la si combatte anche su altri terreni, non solo quello dei gesti simbolici, per quanto grande possa essere il loro valore comunicativo. E soprattutto è necessario prendere posizione in modo netto contro chi ritiene che gli omosessuali siano cittadini di serie B e contro chi pensa che discutere di diritti nel nostro Paese significa far vincere la destra: non è forse questo che pensa, infatti, la maggioranza della classe dirigente di sinistra? Non è forse sulla base di questo timore – quindi di scontentare la gerarchia cattolica - che la sinistra italiana ha mancato le sue due occasioni per colmare i divario tra Italia e resto d’Europa in materia di diritti (non solo delle persone omosessuali) ? Ci son state ben due legislature, la presente e la XIII (9 maggio 96 – 9 marzo 2001) ma nulla di concreto è accaduto. E’ come se la sinistra facesse finta che le persone omosessuali esistano, riconoscendo loro la compassione nel momento del dolore e della persecuzione, ma nulla nel momento dell’affermazione positiva dei diritti.

Questo è il punto di congiunzione tra l’”azione scenica” di Sgarbi e quella di Veltroni: entrambe partono dalla constatazione che la questione omosessuale oggi è centrale nel discorso pubblico del Paese, e cercano di offrire risposte positive, che favoriscano la crescita del paese stesso su questo tema (lo “sdoganamento” dell’omosessualità per la destra italiana e la “lotta attiva” contro l’omofobia per le istituzioni pubbliche) ma entrambe le azioni rischiano di essere solo celebrazioni di se stesse e di chi le ha concepite e messe in scena se non sono accompagnate dall’azione concreta.
In altre parole: Sgarbi è pur sempre Assessore di una grande metropoli. Dobbiamo accontentarci della sua azione scenica o possiamo e dobbiamo chiedergli qualcosa di più? Veltroni è pur sempre uno dei principali leader del centro sinistra: basta il suo gesto compassionevole, per quanto importante sia?

Entrambi gli atteggiamenti non mi paiono all’altezza della realtà italiana. Che invece ha bisogno di decisioni nette, sulla questione omosessuale così come su molte altre questioni che ingessano la nostra società.


Enzo Cucco