venerdì 9 febbraio 2007

Cantalamessa e gli omosessuali

Padre Raniero Cantalamessa è uno dei frati cappuccini più famosid'Italia. Commenta il Vangelo su RAI 1 ogni sabato pomeriggio alle17,30, e sabato 30 dicembre scorso (tema: la famiglia) ha ospitatonella sua trasmissione un ex omosessuale e la sua nuova famigliaeterosessuale.Nessun impatto veramente significativo in verità: basti confrontarel'audience di trasmissioni come questa con quella di programmi moltopiù popolari dove l'omosessualià è stata trattata di recente (Banfiin prima serata su RAI 1, per esempio). Il caso, però, è degno di notasoprattutto perché credo che si tratti del primo esempio diomosessuale convertito all'eterosessualità trasmesso dalla televisionepubblica italiana. E soprattutto perchè il "taglio" comunicativoscelto è un vero e proprio format (scusate il tecnicismo) moltodiffuso in quella parte di chiesa cattolica cosiddetta dialogante, oche perlomeno vuole apparire tale.Padre Cantalamessa ha introdotto il tema della famiglia, ed i pericoliche essa affronta nel mondo moderno. Si è soffermato molto brevementesulle unioni tra persone dello stesso sesso (e credo di ricordare chenon ci fosse alcuna condanna particolarmente dura delle stesse),mentre molto più a lungo ha stigmatizzato la possibilità di adozionida parte di coppie omosessuali. E su questo tema ha presentatol'intervista. Non ricordo il nome della persona intervistata, un uomodi circa 30 anni, visibilmente emozionato ma molto chiaro nella suaesposizione, che ha raccontato di essere stato omosessuale, di aversofferto moltissimo per questo, e di aver ritrovato una vita vera (nonricordo se ha usato questo termine ma il senso era questo) grazie allapreghiera ed all'aiuto di un gruppo di amici. Poi la scena cambia edappare sua moglie e il loro bambino. Altre parole sulla bellezza dellaloro relazione e sul dono ricevuto. Lacrime di entrambi.Sia Cantalamessa che l'intervistato hanno sottolineato che il caso nonera generalizzabile, che si trattava di una storia singola. Ma ilfrate ha poi concluso dicendo che si trattata di una testimonianzasignificativa su come sia possibile cambiare.Ripeto, le parole usate potrebbero essere altre (cercherò direcuperarle …) ma il tono generale, il montaggio dell'intervista,l'atteggiamento tutto sommato accogliente del cappuccino nei confrontidelle persone omosessuali, l'ampio uso di emozioni (commozione,speranza, vittoria sul dolore, futuro…) costruiscono un cocktailcomunicativamente molto efficace e sicuramente confezionato per igrandi pubblici televisivi, non certo per la nicchia di ascoltatoridel programma del sabato pomeriggio (tra cui c'era il sottoscritto checucinava…).Che dire? Certo con un paio di battute possiamo archiviare il casocontinuando con le nostre contumelie contro la chiesa matrigna eviolenta, o contro l'uso strumentale e manipolatorio di singoli casi(che nessuno mette in dubbio, sia ben chiaro, anche perché benconosciamo le migliaia e migliaia di "conversioni" nell'altro sensoche ogni giorno avvengono in tutto il mondo…).Ma la sostanza è un'altra: la gerachia cattolica "dialogante" (padreCantalamessa è senza dubbio la voce più conosciuta di questagerarchia) indicando una "via d'uscita gentile" dall'omosessualità
,una via favorita dalla "preghiera e con l'aiuto di un gruppo diamici", continua a ritenere il comportamento omosessuale innaturale einaccettabile, in linea con alcune retroguardie della scienzacontemporanea. Infatti nel caso dell'omosessualità, ma anche inaltri, la Chiesa ha sempre goduto di una sponda scientifica, ancorchèminoritaria, per sostenere le proprie tesi di tipo morale: il caso delpreservativo nelle campagne di prevenzione dell'Aids è uno degliesempi più eclatanti..In altre parole il comportamento omosessuale è una patologia, a voltecurabile a volte no, per la quale è necessaria comprensione,accoglienza, ma nessun riconoscimento di particolari diritti che nepossano legittimare l'esistenza ed il valore, sia individuale chesociale. La stessa visibilità è sommamente perniciosa, perché ognitipo di visibilità porta con se, nel breve o nel lungo periodo,conoscenza, quindi superamento dei pregiudizi ed accettazioneautentica della diversità.Tutto questo è noto, ed è comune a molte chiese protestanti diffusenel mondo occidentale, mancava l'elemento nuovo, di tipo comunicativo,che la trasmissione condotta da Cantalamessa rappresenta. Non so sesarà uan strategia vincente (la Chiesa è maestra anche in strategiecomunicative, non bisogna dimenticarlo), certamente è una novità, chebisogna segnalare e seguire da vicino, magari anche per cambiare ilmodo di comunicare che il movimento italiano ha avuto in questi ultimianni.Come ho detto la sostanza del messaggio di Cantalamessa non è unanovità: il 15 aprile del 1971 su La Stampa apparve un articolo firmatodal neurologo Romero che fu la miccia che diede fuoco al Fuori!Nell'articolo si citava il libro uscito da Feltrinelli di GiacomoDacquino, "Diario di un omosessuale", in cui si narra proprio di unomosessuale che diventa eterosessuale. L'autore del libro, ancoravivo, è un noto psichiatra e terapeuta, che ha pubblicato numersissimitesti anche di grande successo, esercita a Torino ed ha insegnatoall'Università di Pavia e alla Pontificia Università Salesiana: maguarda le coincidenze!
Enzo Cucco

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