martedì 6 novembre 2012
Que viva España!
La notizia che l’Alta Corte spagnola ha dichiarato perfettamente costituzionale la legge, approvata dal Governo Zapatero nel 2005, che ha esteso il matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso, è importante quasi quanto l’approvazione della stessa legge. In attesa che i giuristi possano leggere il testo integrale e dirci quanto peserà questa decisione sull’evoluzione degli indirizzi giurisprudenziali europei in materia, ritengo che le conseguenze sul piano politico siano evidentissime, almeno per due ordini di questioni.
La prima ha a che fare con la Spagna e con il suo modello politico-istituzionale. Contro i numerosi pessimisti che pronosticavano il peggio, soprattutto a causa del nuovo governo in carica che senz’altro avrebbe modificato gli equilibri in Corte, si dimostra quanto quel Paese mantenga una dimensione laica delle istituzioni che noi italiani non possiamo che invidiare. Non so se la Corte si sia già espressa su altre questioni al centro dell’impegno fondamentalista cattolico - per esempio la nuova legge sull’aborto - ma di certo possiamo affermare che i giudici non hanno avuto timore del cambio di governo. Sarà la decisione definitiva sul futuro del matrimonio tra persone dello stesso sesso o la nuova maggioranza cercherà ancora di intervenire per via legislativa sulla legge? Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi. Di certo questa sentenza renderà molto, molto più difficile ogni tentativo di cancellazione o riduzione dei diritti acquisiti.
La seconda ha a che fare con l’Europa. Come è noto Hollande in questi giorni presenterà il suo progetto, Cameron ha pubblicamente dichiarato la sua posizione e la stessa Merkel ha a che fare con un dibattito tedesco sempre più orientato al riconoscimento del matrimonio egualitario. Tutto questo non potrà che avere effetti positivi, sia sulle istituzioni europee (comprese le Corti di Giustizia) sia sui singoli stati rafforzando l’opinione di chi, come me, ritiene che il processo di riforma dei diritti di famiglia dei paesi di cultura occidntale (sono diversi, ciascuno più o men legato alla tradizione giuridica dei singoli paesi europei) sia irreversibilmente orientato al riconoscimento del matrimonio egualitario.
La questione, per l’Italia, rimane sempre la stessa: per quanto ancora riuscirà a resistere nel suo ruolo di baluardo della tradizione e del fondamentalismo cattolico? E quale sarà la via d’uscita che il prossimo Parlamento inventerà per non concedere alla modernità di fare il suo corso e farsi che il Paese accolga sul piano giuridico quelle trasformazioni che a livello sociale sono accertate ed accettate?
Enzo Cucco
Presidente della Associazione radicale Certi Diritti
http://gayindependent.blogspot.it/
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