Lo scorso 13 dicembre il Governo ha assegnato ad Andrea Riccardi alcune funzioni di grande rilievo nell’ambito delle politiche sociali, tra cui quelle sulla famiglia, sulle tossicodipendenze e sull’UNAR, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali, ed ha riconfermato ad Elsa Fornero le funzioni sulle pari opportunità.
Va ricordato che l’attuale Governo ha ridotto in modo molto consistente il numero dei Ministri (sia con portafoglio che senza), e tenendo presente la scadenza della legislatura, l’impressionante mole di lavoro e di responsabilità a carico di ciascuno e la oggettiva scarsità di funzioni assegnate ad alcuni dei Sottosegretari e Viceministri, una ridefinizione delle attribuzioni era necessaria.
Ma perché allontanare l’UNAR dalle pari opportunità?
Questa distinzione appare in controtendenza rispetto all’evoluzione che tutto questo ambito di politiche (ma anche di norme) ha subito e sta subendo in tutt’Europa. Come è noto l’Italia ha prodotto un corpo di norme significativo ed all’avanguardia nell’ambito delle pari opportunità tra uomo e donna, ma manca del tutto di una norma specifica per la lotta contro tutte le forme di discriminazione, oltre alle due leggi di recepimento delle direttive comunitarie del 2000. La carenza normativa e l’assenza di un soggetto terzo per l’intervento in materia di lotta alle discriminazioni sono stati per anni i motivi sia delle critiche europee che dell’assenza di una vera politica nazionale sulla materia. Di questa situazione era perfettamente consapevole sia il Ministro Carfagna che l’UNAR a cui dobbiamo riconoscere di aver fatto letteralmente dei miracoli per recuperare nell’ambito delle politiche e degli interventi concreti quello che sul piano normativo non poteva essere recuperato. Prima di tutto la facoltà di intervenire su tutte le sei aree di potenziale discriminazione previste dall’articolo 19 dei Trattato dell’Unione (genere, orientamento sessuale, età, disabilità, religione e credenze personali, origine etniche e nazionali) e non solo in materia di razzismo, come la missione iniziale prevedeva.
Unire l’UNAR al Ministero “della cooperazione internazionale e integrazione” sembra re-spingere queste politiche nell’alveo di quelle contro il razzismo, con la conseguenza che le pari opportunità tornano ad essere esclusivamente quelle “classiche” tra uomo e donna. E’ così, o si tratta solo di un effetto ottico dovuto ad una redistribuzione di funzioni basata su logiche politiche e non su una razionale trattazione delle materie in oggetto?
Spero di essere smentito, magari anche solo leggendo il testo dei decreti di delega che ancora non si conoscono, e sono certo che la qualità del Ministro Riccardi e l’indiscussa consapevolezza e dedizione che l’UNAR ha dimostrato negli ultimi anni nel gestire una materia tanto incandescente, sapranno non solo dissipare ogni ombra ma anche far procedere l’Italia nella direzione di quelle riforme che in tutta Europa ormai sono concretezza da anni. Non ci sono ne i tempi né le condizioni politiche per intervenire sulla legislazione italiana in modo organico, ma molto si può fare sulle politiche e soprattutto si deve tentare di istituire quel soggetto indipendente dal Governo che, assorbendo l’UNAR e magari qualche altra istituzione di parità, sappia farci fare quel passo avanti di cui abbiamo bisogno.
Saprà il Governo marciare, diviso ma unito, su questo obiettivo? Saprà gestire l’oggettiva sovrapposizione di due Ministeri su una materia che, nella sostanza e per molti ambiti non solo sono sovrapponibili ma necessitano di integrazione?
Enzo Cucco
15/12/2011
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