giovedì 14 aprile 2011

PERCHÉ DOBBIAMO RINGRAZIARE CHIAMPARINO

Vorrei aggiungere la mia voce a quella di coloro che stanno ringraziando Sergio Chiamparino sia per le cose che ha fatto che per le cose che ha dichiarato in materia di diritti delle persone omosessuali e transessuali. Lo potrei fare per tante altre sue posizioni ed iniziative, ma mi limito a questa, non solo perché ho seguito molto da vicino alcune delle vicende in cui il Sindaco si è distinto, ma perché la trovo esemplificativa di molto del suo agire politico.

Comincio dal Pride nazionale, quello che vide nel 2006 una città straordinariamente coinvolta in un anno di iniziative sociali, culturali e politiche, compresa la manifestazione del 17 giugno che non a caso passerà alla storia come una delle più grandi degli ultimi 20 anni insieme a quella del 13 febbraio 2011. Per organizzare quel Pride, gia nel 2005, prendemmo a prestito le parole del sociologo Florida e la sua teoria delle 3 T (Talento, Tecnologia, Tolleranza) segnalando in questo modo a una Città alle prese con la più grande trasformazione economico-sociale dei suoi ultimi 50 anni, che il tema dei diritti e dell’uguaglianza sostanziale delle persone è una degli assi strategici di ogni reale progetto di sviluppo, non una voce tra le “varie” della nuova agenda sociale ed economica.
Pur non rappresentando nulla di particolarmente innovativo nel contesto europeo, questo tema in Italia era e resta una posizione condivisa da pochi, alcuni dei quali la usano solo per farsi belli nelle manifestazioni pubbliche, senza mai concretizzare alcunché.

Il Sindaco, come si ricorderà, non fece mancare il supporto del Comune alle iniziative: un supporto decisivo e convinto, che però è andato di pari passo con la sua personale posizione di presa di distanza dalla manifestazione di strada con argomenti che, curiosamente, mi son tornati in mente leggendo le motivazioni addotte dalla Regione Piemonte nel tentare di giustificare il ritiro del logo regionale alla 26esima edizione del Festival del Cinema lgbt di Torino. Chiamparino disse che la decisione di non essere presente in piazza il 17 giugno derivava dal suo essere Sindaco di tutti, e dal non voler scontentare una parte della cittadinanza, con “diversa sensibilità”. Argomento un po’ leggero, che in realtà noi sappiamo (e pure lui sa bene) essere stato uno degli stratagemmi per tenere insieme pezzi della sua maggioranza che scalpitavano. E tanto hanno scalpitato che poi sono addirittura usciti dal partito e dalla coalizione, senza che né l’uno né l’altra patissero grandi conseguenze negative. Il Pride nazionale non ha scalfito di una virgola la grande vittoria alle elezioni per il secondo turno (svoltesi “solo” qualche settimana prima della manifestazione dopo mesi di polemiche sui giornali), al contrario sono convinto che ha rafforzato, e di molto, la vocazione alla tolleranza e all'accoglienza di una città, e del suo Sindaco.

Dopo è stato tutto più facile, ed anche la disponibilità del Sindaco ad assumere visibilità nazionale su questi temi, schierandosi apertamente e senza tentennamenti dalla parte della piena uguaglianza, prima acconsentendo all’esposizione della bandiera rainbow dal balcone del palazzo municipale nel Pride torinese del 2009 e poi celebrando virtualmente le nozze di Antonella e Deborah. Oltre alla posizione da subito positiva in merito alla proposta di deliberazione di iniziativa popolare in materia di riconoscimento delle unioni civili che ha reso la Città di Torino la prima in Italia ad avere scritto nero su bianco in un proprio Regolamento che le unioni civili hanno gli stessi diritti delle famiglie fondate su matrimonio.
Senza contare la costante attività del Servizio lgbt che ha animato in questi anni, anche su impulso di tutte le Assessore alle Pari Opportunità che si sono succedute (da Eleonora Artesio che lo ha fondato fino a Marta Levi che lo ha guidato con impegno e senza tentennamenti dal Pride nazionale ad oggi), decine di iniziative dentro e fuori il Comune, nelle scuole, nei servizi pubblici, nei consultori.

Grazie agli anni della Giunta Chiamparino Torino ha rafforzato e sviluppato la sua identità di capitale italiana dei diritti, che il confronto con le altri metropoli non può che esaltare. Su questo non ho alcun dubbio.

Tutto questo, comunque, non nasce dal nulla, e Chiamparino fa parte, perfino nello stile comunicativo, della classe dirigente di questa città che un po’ alla volta si è avvicinata ai temi dei diritti delle persone omosessuali con molta poca retorica e molta concretezza. Questo cammino ha una data di nascita precisa, l’8 giugno del 1979, giorno in cui il Sindaco Novelli riceve la delegazione del Fuori!, prima volta che in Italia un Sindaco accoglie questa richiesta. Assecondando le scelte politiche del tutto nuove fatte nel suo Congresso dell’anno precedente, l’allora movimento nazionale di liberazione omosessuale inaugura con l’incontro con Novelli una nuova stagione politica del movimento, mettendo al centro i diritti e il confronto con le Istituzioni. E Novelli, a modo suo, coglie la sfida, incontra la delegazione e non si oppone a che ben tre Assessori della sua Giunta (Gianni Dolino, Angela Migliasso e Giorgio Balmas ) passassero dalle dichiarazioni di principio ai fatti. E furono anni di belle iniziative.
Certo, c’era stata la batosta delle elezioni del 1979 che fece aprire gli occhi al Pci di allora sulle cosiddette “nuove istanze sociali”. E il PCI torinese fu all’avanguardia su questi temi, anche grazie al segretario della Federazione provinciale del PCI di quegli anni, Giuliano Ferrara (si, lui ...) che nel settembre del 1979 organizzò, primo in Italia, un dibattito sull’omosessualità durante il Festival cittadino dell’Unità.
Chiamparino era allora vicino a quella corrente (non è questa la parola ufficiale, ma così ci intendiamo meglio) chiamata riformista o migliorista (Amendola, Napolitano, Macaluso … ) che pur con tutti i suoi limiti e le sue timidezze, ha senza dubbio rappresentato per anni l’anima socialdemocratica ed europeista di quel partito. Un’anima che ha perso la sua battaglia, ma che ha seminato quelle sensibilità che hanno reso più comprensibile alla sinistra italiana l’autentica portata costruttiva dei movimenti delle donne e degli omosessuali sul tema dell’ affermazione dei diritti e della responsabilità dei singoli individui (nell’accezione borghese e illuminista dei termini) e non solo nella parte distruttiva di critica al potere maschile e patriarcale.

Io riconosco nelle scelte di Chiamparino sui temi dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali, la fedeltà a quella cultura riformista che in Italia ha avuto vita grama, schiacciata tra i contrapposti conservatorismi cattolico e comunista. Di quella tradizione socialdemocratica che non ha avuto paura della modernità e del progresso, e che purtroppo l'Italia non ha conosciuto se non i alcune gloriose eccezioni, tra cui quella radicale.

Visto in questa prospettiva il grazie a Chiamparino assume anche il colore di buona fortuna e augurio per il futuro della nostra città e del nostro paese: in fondo basta credere nel futuro, e impegnarsi in prima persona senza farsi troppo abbattere dagli inciampi nella cronaca politica e culturale: solo così vedremo cambiare le cose. In meglio.


Enzo Cucco
http://gayindependent.blogspot.com/
15 aprile 2011

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