Quando si è saputo che l’Italia nel 2011 avrebbe ospitato sia la Conferenza annuale di ILGA Europe che l’Europride nessuno ha pensato ad una casuale sovrapposizione di eventi, od al frutto di una straordinaria attività lobbistica italiana. Ognuno di noi – e credo anche la stragrande maggioranza dei militanti delle associazioni lgbt d’Europa – ha stimato che la coincidenza fosse frutto della giusta attenzione riservata al “caso Italia”: la distanza tra il nostro paese e l’Europa sul terreno del riconoscimento dell’uguaglianza reale – e non solo formale - tra persone eterosessuali, omosessuali e transessuali è considerevole, ed obiettivi che in Europa sono acquisiti e non più in discussione, da noi sembrano irraggiungibili.
Questa visione della nostra realtà è ovviamente fondata, così come la diagnosi che certifica nell’influenza vaticana sulla politica, e nella politica così facilmente influenzabile dal vaticano, il principale ostacolo a che diventi legale quanto è ormai legittimo per la maggioranza dei cittadini e delle cittadine.
Ma non si può tacere su un paio di aspetti che questa visione mette in ombra e che, a mio avviso, il nostro lavoro comunicativo deve valorizzare il più possibile durante quest’anno di visibilità europea.
Innanzitutto ridurre “il caso Italia” all’egemonia vaticana ed al palese gap normativo in cui viviamo non rappresenta appieno la realtà del nostro paese, che non è quel vuoto di libertà e democrazia che qualcuno disegna. Anzi ha prodotto iniziative al pari delle migliori esperienze europee e credo che i documenti finali del Progetto Ahead che verranno presentati a Torino il prossimo 29 aprile ci diranno qualcosa di più su questa realtà nascosta. Piccola, certo, ma ugualmente significativa. Quello che intendo dire è che faremmo un cattivo servizio all’Europa e a noi stessi se ci descrivessimo unicamente come il frutto dell’epoca di Berlusconi o del papa tedesco, perché entrambi sono epigoni di un sistema che risale almeno ai tempi in cui i due soggetti erano bimbi. Un sistema in cui rifiuto della modernità e della scienza, familismo e illegalità diffusa sono stati una regola per generazioni, e ne abbiamo prove tutti i giorni, ad ogni passaggio elettorale, ad ogni referendum tradito, ad ogni nuovo condono. No, non sto parlando d’altro:vorrei invece che fossimo consapevoli che se non avessimo coltivato il disprezzo delle regole di cui siamo ormai campioni indiscussi, sarebbe bastato l’articolo 3 della nostra costituzione per garantire l’uguaglianza che oggi non abbiamo.
Ma la questione principale è un’altra: combattere in Italia il rinascente, e per il momento trionfante, oscurantismo vaticano è un nostro obiettivo di italiani, ma è anche un obiettivo concreto, attuale, di tutti gli europei. Quello che ormai in sede ONU è un dato di fatto, ovvero il blocco costruito dall’alleanza tra i fondamentalismi cattolico-cristiano e mussulmano, si sta realizzando in Europa, dove all’influenza del fondamentalismo mussulmano (ininfluente sulle politiche dei governi, anche se sempre più presente nelle società) si sta sostituendo l’influenza del fondamentalismo ortodosso.
L’imbarazzante blocco nel quale si trovano le organizzazioni ONU attive sul terreno dei diritti così come le prime avvisaglie in sede europea (il blocco della nuova direttiva contro le discriminazioni, la continua limitazione della normativa europea a danno della cosiddetta sovranità nazionale sui temi “moralmente sensibili”, ecc) son lì a mostrarci una realtà che ancora non abbiamo focalizzato appieno nelle sue possibili conseguenze negative.
La Chiesa cattolica ha perfino teorizzato questo nuovo corso in molte prese di posizioni pubbliche che parlano dell’Italia come argine contro il cosiddetto laicismo, e non passa giorno che il papa in persona non indichi i singoli obiettivi da abbattere.
Fino ad oggi l’influenza nei singoli paesi del vaticano è stata visibile ma poco incisiva. Lo può diventare invece, con un potenziale di incisività che nemmeno ci immaginiamo, nelle istituzioni comunitarie, che sempre di più sono camera di compensazione tra poteri e non governo espressione dei popoli.
Dobbiamo quindi essere capaci di spiegare ai movimenti europei che il “caso Italia” è la nuova frontiera di tutta l’Europa: fermare in Italia l’oscurantismo vaticano significa depotenziarlo nelle sedi istituzionali internazionali e comunitarie. Questa è la principale sfida che la Conferenza ILGA Europe Torino 2011 e l’Europride Roma 2011 ci pongono.
Enzo Cucco
http://gayindependent.blogspot.com/
12/1/2011
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