Quando ieri ho letto i lanci di agenzia sull’incontro tra il Presidente Fini e quattro organizzazioni gay italiane, mi è venuta voglia di scrivere una nota su “I rancorosi”, o “I rosicatori”, come preferite voi, pensando a quel pugno di esponenti del movimento lgbt che qualche mal di pancia rispetto all’ obiettivo mediatico raggiunto da Mancuso lo hanno di certo avuto. Poi gli articoli apparsi sui quotidiani stamane hanno esaurito questo desiderio e mi hanno costretto a riflettere, fedele al sottotitolo del mio blog, sulla sostanza di quanto è accaduto.
La mia impressione è che per il momento l’unico obiettivo raggiunto dai due protagonisti è quello di aver sparigliato (poco poco, per la verità….) gli schemi rigidi che i lettori di quotidiani hanno in testa, e che peraltro entrambi i contendenti nel passato hanno robustamente contribuito a creare: una destra compatta contro i gay ed i gay compatti nemici della destra.
Vi sono però altri due obiettivi, meno evidenti ma altrettanto significativi per le parti in causa, che bisogna segnalare: Fini ha fatto un dispettuccio alla Chiesa e alla stragrande maggioranza della sua parte politica, perché dietro alla formalità dell’incontro ed alla rigidità dei limiti imposti ai temi da trattare, è evidente che aprire sul fronte omosessuale significa smarcarsi sul tema dei diritti da una maggioranza sostanzialmente becera, o assente. Fini si candida ad essere leader di una ala liberal del centrodestra? Questa è una ottima notizia, vedremo che effetti concreti avrà sulle proposte che passeranno, o non passeranno, dal Parlamento.
Mancuso, presentatosi all’incontro con quella che ormai sembra accreditata come la sua corte fissa, qualche dispettuccio lo ha messo a segno anche lui. Come definire altrimenti un incontro ove hanno partecipato solo 4 organizzazioni italiane all’indomani di una conferenza stampa nazionale per presentare una campagna contro l’omofobia alla quale hanno aderito decine e decine di sigle, di certo non meno significative di quelle ospitate a Palazzo Montecitorio? Il tema dell’incontro con Fini e della conferenza stampa precedente non era quello della lotta all’omofobia e del sostegno lobbistico alla proposta di legge Concia-Bernardini-Beltrandi ed altri che giace in Commissione? Come non definire dispettuccio (questa volta contro se stessi) quello di accettare senza batter ciglio di poter parlare con il Presidente Fini solo di certi argomenti e non di altri? Come non definire dispettuccio quello di inventarsi il ridicolo argomento che l’Associazione radicale certi diritti è una organizzazione di partito per giustificare la sua assenza dalla delegazione?
Al netto, quindi, dei dispettucci che un tale episodio ha messo in luce, rimangono sul campo le due sfide, entrambe di un certo rilievo: ce la farà Fini a rappresentare un centro destra meno omofobo portando a casa qualche risultato concreto e non solo pacche sulle spalle? Ce la farà Mancuso a scrostare definitivamente da dosso all’ArciGay il collateralismo a sinistra dei due decenni passati, magari anche lavorando su quei tratti “dispettosi” della sua leadership (sua di Mancuso non dell’organizzazione che rappresenta)?
Nessuno se ne abbia a male se dico che la sfida certamente più significativa per le persone omosessuali e transessuali in questo Paese è quelal di Fini.
Su Mancuso aggiungerei un altro pensiero: io credo tutt’ora al messaggio che il Fuori! lanciò nel lontano 1974 scegliendo di federarsi al PR e chiedendo a tutti coloro che non condividevano questa scelta di entrare nei partiti perché solo cambiandoli da dentro (la loro cultura, le loro scelte politiche) nel nostro paese ci sarebbe stata una vera uguaglianza per le persone omosessuali e transessuali. I movimenti indipendenti dai partiti in Italia hanno sempre avuto vita molto breve ed affannata. Il modello che in Italia va alla grande è quello corporativo e collateralista, basta guardare alla storia delle organizzazioni sindacali e dei movimenti giovanili per capirlo. Mancuso dichiara ad ogni piè sospinto che il tempo del collateralismo è finito: stiamo entrando in quello del corporativismo?
Enzo Cucco
PS per gli amici delle associazioni GayLib, Agedo, Famiglie Arcobaleno: tutte le volte che vi sento parlare in pubblico sottolineate la necessità di unità del movimento. Perché non ricordarsi di queste belle frasi anche quando l’ArciGay vi invita ad incontri istituzionali con il Presidente della Camera?
Ma Fini è davvero così cambiato?
RispondiEliminaNon è passato molto tempo da quando diceva che i gay non dovrebbero insegnare, non dovrebbero fare gli allenatori sportivi, ecc...
Sarò diffidente, ma temo che sia l'ennesima strumentalizzazione delle persone lgbt per raagiungere fini personali: accreditarsi anche a livello internazionale come esponente di una destra moderna per preparare la propria successione al cavaliere. Se il Fini di qualche anno fa si candidasse a guidare il Paese, mezzo mondo si scaglierebbe contro, quindi forse utilizza questi cinque anni per rendersi accettabile agli occhi del mondo