domenica 25 novembre 2012

VERSO UNA ROAD MAP ITALIANA PER I DIRITTI DELLE PERSONE E DELLE FAMIGLIE LGBT

Il Parlamento europeo ha licenziato lo scorso 25 ottobre uno studio molto interessante intitolato: “Towards an EU Roadmap for Equality on Grounds of Sexual Orientation and Gender Identity”. Lo studio nasce per iniziativa del Gruppo Liberale al Parlamento europeo - anche grazie ad Ottavio Marzocchi, componente del Direttivo dell’Associazione radicale Certi Diritti – e vi hanno contribuito molte associazioni e istituzioni, tra cui in modo decisivo la FRA ed ILGA Europe. Si tratta di una iniziativa rivolta soprattutto alla Commissione e al Consiglio perché adottino un documento che nel linguaggio e nella prassi comunitaria ha un significato importante. Quello di segnare una strada condivisa per il raggiungimento di obiettivi concreti e misurabili per la piena uguaglianza. E’ già accaduto per altre materie, ed è uno strumento molto usato a livello europeo, che non aveva mai trovato una sua applicazione per le questioni connesse alla realtà delle persone omosessuali e transessuali in Europa. Lo studio del parlamento europeo è poco conosciuto Italia, e lo è anche di meno il “Programme d’actions gouvernemental contre les violences et les discriminations commises à raison de l’orientation sexuelle ou de l’identité de genre”, assunto dal Governo Hollande il 31 ottobre scorso, alla cui stesura ha contribuito in modo determinante la Federazione francese lgbt. Non credo ci voglia molto per spiegare l’importanza di questi documenti, che spingono verso una assunzione di responsabilità trasparente e misurabile rispetto a temi sui quali tutti si sentono in diritto di fare qualsiasi dichiarazione ma pochi, quasi nessuno, trasforma le parole in impegni precisi Credo anche che sia evidente come gli impegni assunti con questi documenti (a livello europeo come a livello governativo) necessitino non solo di un interlocutore preciso (nomi e cognomi) che rappresenti la realtà lgbt, ma anche di regole di trasparenza e verifica continua, dove tutti giochino il ruolo che gli compete. Io credo che in Italia sia giunto il momento di lavorare seriamente a una Road map italiana per i diritti delle persone e delle famiglie lgbt. Da tempo alcuni di noi chiedono che le associazioni trovino il modo di coordinarsi a livello nazionale, per razionalizzare i propri sforzi e renderli efficaci. Il fatto che i tentativi siano stati tutti fallimentari (la Federazione, il Comitato Sì, lo voglio, il Coordinamento nazionale Pride, dimentico qualcos’altro?) non mi sconforta, ed anzi mi spinge a pensare che dobbiamo moltiplicare gli sforzi per fare le cose necessarie per il nostro Paese: unirsi in obiettivi concreti e in una strategia definita, per incalzare le istituzioni su temi importanti per tutti e tutte, non solo per le persone e le famiglie lgbt. Per troppo tempo il movimento lgbt è stato parte del “problema Italia”, e non promotore della sua soluzione. E spiegare tutto con l’invadenza vaticana dice molto, ma non esaurisce affatto l’elenco delle responsabilità che anche noi abbiamo sulla realtà esistente. Da domani le associazioni hanno un paio di appuntamenti da non mancare: la più ravvicinata è quella del 12 dicembre prossimo, giorno in cui l’UNAR ha convocato un tavolo di confronto per un piano nazionale per l’applicazione in Italia della Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2010. L’altro appuntamento è quello con il prossimo Governo, quale che sia. Appuntamento che si prepara anche attraverso le elezioni ed i mesi prossimi di campagna elettorale. Spero che tutte le associazioni comprendano quanto sia importante, oggi, l’unità degli obiettivi e della strategia, non l’unità delle associazioni, a cui non ho mai creduto. E la costruzione di una roadmap è un metodo secondo noi molto importante da saper utilizzare. Ecco perché insieme a Famiglie Arcobaleno la mia associazione ha deciso di invitare ad un primo incontro su questo tema tutte le associazioni lgbt nazionali, i coordinamenti locali e le associazioni italiane aderenti a ILGA. L’appuntamento è per il 30 novembre prossimo, presso la CGIL di Via Buonarroti a Roma. Per cominciare. Enzo Cucco Presidente dell’Associazione radicale Certi Diritti

martedì 6 novembre 2012

Que viva España!

La notizia che l’Alta Corte spagnola ha dichiarato perfettamente costituzionale la legge, approvata dal Governo Zapatero nel 2005, che ha esteso il matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso, è importante quasi quanto l’approvazione della stessa legge. In attesa che i giuristi possano leggere il testo integrale e dirci quanto peserà questa decisione sull’evoluzione degli indirizzi giurisprudenziali europei in materia, ritengo che le conseguenze sul piano politico siano evidentissime, almeno per due ordini di questioni. La prima ha a che fare con la Spagna e con il suo modello politico-istituzionale. Contro i numerosi pessimisti che pronosticavano il peggio, soprattutto a causa del nuovo governo in carica che senz’altro avrebbe modificato gli equilibri in Corte, si dimostra quanto quel Paese mantenga una dimensione laica delle istituzioni che noi italiani non possiamo che invidiare. Non so se la Corte si sia già espressa su altre questioni al centro dell’impegno fondamentalista cattolico - per esempio la nuova legge sull’aborto - ma di certo possiamo affermare che i giudici non hanno avuto timore del cambio di governo. Sarà la decisione definitiva sul futuro del matrimonio tra persone dello stesso sesso o la nuova maggioranza cercherà ancora di intervenire per via legislativa sulla legge? Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi. Di certo questa sentenza renderà molto, molto più difficile ogni tentativo di cancellazione o riduzione dei diritti acquisiti. La seconda ha a che fare con l’Europa. Come è noto Hollande in questi giorni presenterà il suo progetto, Cameron ha pubblicamente dichiarato la sua posizione e la stessa Merkel ha a che fare con un dibattito tedesco sempre più orientato al riconoscimento del matrimonio egualitario. Tutto questo non potrà che avere effetti positivi, sia sulle istituzioni europee (comprese le Corti di Giustizia) sia sui singoli stati rafforzando l’opinione di chi, come me, ritiene che il processo di riforma dei diritti di famiglia dei paesi di cultura occidntale (sono diversi, ciascuno più o men legato alla tradizione giuridica dei singoli paesi europei) sia irreversibilmente orientato al riconoscimento del matrimonio egualitario. La questione, per l’Italia, rimane sempre la stessa: per quanto ancora riuscirà a resistere nel suo ruolo di baluardo della tradizione e del fondamentalismo cattolico? E quale sarà la via d’uscita che il prossimo Parlamento inventerà per non concedere alla modernità di fare il suo corso e farsi che il Paese accolga sul piano giuridico quelle trasformazioni che a livello sociale sono accertate ed accettate? Enzo Cucco Presidente della Associazione radicale Certi Diritti http://gayindependent.blogspot.it/